Pausa pranzo di lavoratrici e lavoratori: a chi spetta e quando è obbligatoria?

23/09/2022

La pausa pranzo non è soltanto un momento di convivialità e socialità, ma anche un’importante occasione per prendersi cura di se stessi, attraverso l’alimentazione: un vero e proprio diritto, stabilito dalla legge. Fermarsi dopo un certo numero di ore assicura, da un lato il benessere e la salute dei dipendenti, e dall’altro il mantenimento delle prestazioni lavorative. 

Anche quando la pausa pranzo è obbligatoria, però, le norme non indicano la sua durata, che dipende invece dai Contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL), così come non è imposta la presenza della mensa aziendale o l’erogazione dei buoni pasto, ritenuti, ad oggi, benefit. 

Quando la pausa pranzo è obbligatoria? Cosa prevede la normativa

Il decreto legislativo n. 66/2003 sull’attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE “concernenti taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro” contiene anche le disposizioni sulla pausa pranzo, che spetta di diritto ai dipendenti che lavorano per più di 6 ore al giorno. 

L’articolo 8 del dlgs. recita infatti “qualora l'orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore il lavoratore deve beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui durata sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro, ai fini del recupero delle energie psicofisiche e della eventuale consumazione del pasto anche al fine di attenuare il lavoro monotono e ripetitivo.”

La pausa pranzo è quindi obbligatoria per chiunque abbia un contratto full-time, mentre lavoratori part-time non vi hanno diritto, perché i loro contratti prevedono un numero di ore lavorative inferiore a 6. 

Quanto deve durare la pausa pranzo?

La durata della pausa pranzo non è uguale in tutte le aziende e dipende anche dal tipo di attività svolta. La legge italiana non disciplina questo aspetto, lasciandone invece la gestione per mezzo dei CCNL. Tuttavia, il comma 2 del dlgs. n. 66/2003 prevede che la pausa a cui hanno diritto i dipendenti che lavorano più di 6 ore consecutive debba essere di almeno 10 minuti.

In genere, oscilla tra mezz’ora e un’ora: gli operai si fermano quasi sempre soltanto per 30 minuti, mentre gli impiegati e tutti coloro che ricoprono mansioni affini vanno in pausa per un’ora o un’ora e mezza, in alcuni casi. In ogni caso, non si superano mai le due ore.

Pausa pranzo per i turnisti: come funziona?

La norma italiana disciplina anche la pausa pranzo per il personale che lavora su turni. Come per gli altri lavoratori, è obbligatorio effettuarla quando si superano le 6 ore giornaliere: i datori di lavoro che non la concedono rischiano una sanzione amministrativa fino a 2.580 euro. 

La pausa pranzo è retribuita?

Pur facendo parte della giornata lavorativa, non è considerata una pausa retribuita. A seconda dei contratti collettivi nazionali, però, il dipendente può ricevere un indennizzo sotto forma di indennità in busta paga, buoni spesa o con la possibilità di accedere al ristorante aziendale

Le soluzioni per la pausa pranzo: ristorante aziendale, ristorante in convenzione, buoni pasto

Esistono diverse alternative per la pausa pranzo, che dipendono in primis dalla tipologia e dalla grandezza della realtà lavorativa, così come dalle scelte organizzative: approfondiamo le caratteristiche offerte dal ristorante aziendale e da quello in convenzione.

Ristorante Aziendale

Il ristorante aziendale offre un servizio mensa per tutti i dipendenti, direttamente sul luogo di lavoro, in uno o più locali appositamente predisposti. Può prevedere diverse formule di servizio: dal self service allo snack bar, dalla caffetteria fino al ristorante con servizio al tavolo.

In ogni caso, è l’azienda a sostenere (in parte o totalmente) i costi del servizio e a doversi adoperare perché gli spazi comuni destinati alla pausa pranzo siano idonei alla loro funzione. Sebbene sia più facile, senza dubbio, trovare questa soluzione nelle aziende medio-grandi, oggi la filosofia del ristorante aziendale ha conquistato anche realtà più piccole. Scegliere questo percorso, infatti, non vuol dire soltanto provvedere ai pasti per i dipendenti, ma anche contribuire al loro benessere.  

Ristorante in Convenzione

Altre aziende, invece, stipulano delle convenzioni con ristoranti vicini, che offrono degli sconti e possono prevedere dei menu fissi a prezzi particolarmente vantaggiosi o, in alternativa, l’utilizzo di buoni pasto o buoni spesa. Questa scelta può fare al caso di realtà piccole, in cui non c’è la possibilità di creare uno spazio dedicato alla pausa pranzo. A volte, infine, i ristoranti convenzionati possono fornire anche un servizio di consegna o di asporto, sia nel caso l’azienda possieda un ambiente idoneo alla consumazione dei pasti, sia nel caso non lo possieda e i lavoratori pranzino alla loro postazione. Non esiste, infatti, una normativa igienico sanitaria a riguardo.

Pausa pranzo e lavoro agile

Quando vengono superate le 6 ore, anche i lavoratori da remoto hanno diritto alla pausa pranzo, che può essere effettuata secondo le stesse tempistiche rispetto ai dipendenti in presenza, oppure in un momento diverso. Allo stesso modo, se previsto dal contratto di lavoro, possono avere diritto a ricevere un’equa compensazione economica: ciò avviene quindi a discrezione del datore di lavoro.

Il ristorante aziendale è obbligatorio?

Mentre la pausa pranzo è obbligatoria per chi lavora più di 6 ore al giorno, non c’è alcuna legge che impone di offrire il servizio di ristorazione aziendale. In accordo con la normativa sulla sicurezza sul lavoro, però, le aziende con più di 30 dipendenti devono avere un locale apposito, arredato, illuminato, aerato e riscaldato, nel quale sia possibile consumare il pasto durante la pausa pranzo.

La legge italiana lascia ai datori di lavoro ampia libertà nell’organizzare la somministrazione dei pasti ai dipendenti, con la possibilità di scegliere una o più modalità, anche in contemporanea. Le aziende, infatti, possono provvedere direttamente, dare in gestione a terzi la mensa aziendale, stipulare convenzioni con pubblici esercizi, dare ai dipendenti dei buoni pasto oppure un’indennità sostitutiva di mensa, in busta paga.  
 
Per i datori di lavoro che scelgono di aprire una mensa aziendale, esistono delle agevolazioni fiscali di due tipologie: 
 
  • al prezzo del pasto è applicata una aliquota del 4%, anziché del 10%, come avverrebbe in caso di consumazione presso ristoranti o esercenti non convenzionati o tramite ticket;
  • l’azienda gode di una detrazione per una parte del valore di spesa/prezzo del servizio, un beneficio immateriale ma monetizzabile, dal momento che può rientrare tra i servizi offerti in una logica di welfare aziendale e work life balance.
 
Come è emerso anche dai dati dell’indagine sulla Nuova Pausa Pranzo condotta da Nomisma per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, la mensa aziendale piace ai lavoratori italiani: 8 persone su 10 (83%) che usufruiscono del ristorante aziendale, ritengono importante questo servizio per la salubrità dei pasti (83%), le materie prime di qualità utilizzate (81%) e per la possibilità di socializzare e godere di un momento di convivialità con i propri colleghi (65%). Un luogo di grande valore, che permette ai dipendenti di condividere un momento di socialità, recuperare energie e prendersi cura della propria salute. 

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