La scuola è un luogo di apprendimento a 360°, dove i bambini e le bambine possono non soltanto imparare ciò che viene proposto durante le lezioni, ma intrecciare anche relazioni sociali e sviluppare sane abitudini alimentari, ad esempio durante i pranzi nelle mense scolastiche. L’importanza imprescindibile di questo spazio educativo è risultata ancor più evidente quando, a partire dal marzo 2020, la pandemia da Covid-19 ha portato alla loro chiusura e al ricorso alla Didattica a distanza.
Scuole chiuse, dunque, significa anche meno occasioni di socialità e di interrelazione e impoverimento dal punto di vista alimentare. Proprio questo secondo aspetto – ossia, il modo in cui il lockdown ha avuto un impatto sulla dieta dei bambini e quali sono le speranze delle famiglie alla vigilia del nuovo anno scolastico – è oggetto di un’indagine condotta da IPSOS per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, dal titolo “La ristorazione a scuola: aspettative delle famiglie nel post-Covid e la desiderabilità/essenzialità del servizio”.
Genitori, figli e alimentazione: i dati della ricerca IPSOS
Sono state 1080 le interviste raccolte da IPSOS, rappresentative di un campione di genitori con figli di età compresa tra i 6 e i 10 anni, che vivono in Italia sia in aree dove è attivo il servizio di ristorazione scolastica, sia in comuni dove non è presente. In primo luogo, è stato importante indagare il livello di consapevolezza alimentare a casa, indipendentemente dalla crisi pandemica, e i dati di IPSOS non sono incoraggianti.
Solo nel 41% delle famiglie si mangia frutta quotidianamente e ancor meno verdura (29%). Raramente, inoltre, vengono portati in tavola prodotti biologici e a km0 con regolarità: solo una famiglia su dieci ne consuma tutti i giorni. Sempre presenti in casa, invece, sono snack dolci e salati, formaggi, affettati.
In sintesi, nelle famiglie italiane spesso non si segue un modello alimentare bilanciato e mancano costanza e continuità nel consumo di quei cibi – frutta, verdura, ma anche legumi – che compongono una dieta salutare.
Covid-19 e salute dei bambini: cosa è successo con la chiusura delle mense scolastiche?
Nel momento in cui le scuole sono state chiuse, la responsabilità alimentare dei bambini e delle bambine è ricaduta completamente sulle famiglie. Secondo i dati raccolti da IPSOS, durante il lockdown, l’alimentazione dei più piccoli è stata irregolare, meno completa e articolata. I genitori hanno rilevato una maggiore difficoltà nell’organizzazione e, di conseguenza, un ulteriore sbilanciamento dell’equilibrio alimentare.
L’inaccessibilità delle mense scolastiche ha avuto un forte impatto anche sull’organizzazione familiare e, in particolare, sulle madri. Il 40% degli intervistati ha dovuto interrompere l’attività lavorativa durante la chiusura delle scuole – o rientrare a casa dall’ufficio chiedendo dei permessi – per poter preparare i pasti ai bambini che, comunque, nel 35% erano costretti a pranzare da soli.
La preoccupazione è, dunque, duplice: da un lato, l’emergenza Covid-19 ha fatto perdere l’elemento di socialità e il valore della condivisione dei pasti, dall’altro ha indebolito l’apprendimento di informazioni chiave a proposito di un’alimentazione sana e bilanciata che, a scuola, venivano veicolate proprio durante il momento del pasto.
Gli effetti sono preoccupanti: secondo i dati di IPSOS, a partire dal 2020 non solo i bambini hanno iniziato a mangiare peggio, ma addirittura quasi 1 su 3 è aumentato di peso.
Ritorno a scuola: le aspettative delle famiglie
La speranza delle famiglie è che da settembre 2021 i figli possano tornare a scuola e prevale fiducia anche rispetto alla riapertura delle mense scolastiche. Il 76% del campione intervistato da IPSOS dichiara di sentirsi tranquillo all’idea della riapertura di questi luoghi, seppur evidenziando l’esigenza di conoscere i dettagli di come verranno gestiti i pasti.
Ai servizi di ristorazione scolastica vengono riconosciuti alcuni aspetti positivi rilevanti, tra cui il fatto che in mensa i bambini hanno la possibilità di accedere a un menu sano ed equilibrato e possono condividere un momento di convivialità. Nove genitori su dieci affermano con convinzione, infatti, che il pasto in mensa svolge un ruolo di aggregazione, svago e confronto con i compagni. Ma non solo, anche di educazione al consumo consapevole: molto importante è, ad esempio, la possibilità di imparare a differenziare con cura i rifiuti e a non sprecare il cibo.
La mensa scolastica, assume, quindi un fondamentale ruolo formativo per i bambini in età scolare. Un concetto su cui concordano anche i genitori che non hanno la possibilità di fruire del servizio o che optano invece per il tempo ridotto. I vantaggi sono anche organizzativi: grazie alla scuola, è possibile dedicare più tempo ad altre attività e non pesare sulla famiglia per la preparazione del pranzo.
Al settore della ristorazione scolastica, infine, è riconosciuto anche un valore economico e sociale, infatti la ricerca di IPSOS per CIRFOOD fa emergere come le famiglie apprezzino l’impatto sulle imprese del territorio e la creazione di posti di lavoro, in particolare nell’ambito dell’occupazione femminile.
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