Cibo e innovazione sociale: come cambiano i bisogni sociali e ambientali legati all’alimentazione?

07/10/2021

Le preferenze alimentari, pur subendo l’influenza delle dinamiche commerciali e pubblicitarie, ormai da tempo sono sempre più toccate dalla sensibilità per l’eticità e la sostenibilità dei processi produttivi, dall’inizio della filiera fino alla tavola. Questa consapevolezza evolve continuamente e può essere migliorata grazie a pratiche di innovazione sociale che investono varie discipline. Tutto ciò deve fare i conti con la povertà alimentare – dovuta a carenze o a cattiva nutrizione – che colpisce un’ampia fascia della popolazione. Ma come superare queste sfide includendo bisogni sociali, comunitari ed educativi? Analizzando progetti ed esperienze consolidati nel segno di questa tendenza, ad approfondire questi temi è stata una ricerca dal titolo Cibo e innovazione sociale. Nutrire nuove pratiche in risposta a nuovi bisogni, curata da Lorenza Maria Sganzetta per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli con la collaborazione dell’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT.

Cibo e innovazione sociale: la ricerca CIRFOOD e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

I nuovi bisogni sociali, ambientali e alimentari, soprattutto nell’ultimo decennio, stanno sempre più abbracciando un modello partecipativo, nel solco dell’economia circolare.

Nella tendenza generale, infatti, cresce la propensione di prodotti sani, con modalità di fruizione e acquisto improntati sulla sostenibilità e su una concezione condivisa di benessere. In questo senso, quindi, qualità, convivialità, varietà dei nutrienti, lotta allo spreco ed equità nell’accesso compongono una rinnovata sensibilità nei confronti dell’alimentazione, dal campo alla tavola, che si esprime grazie a pratiche di innovazione sociale. A ostacolare lo sviluppo di nuovi sistemi alimentari, però, continua a essere innanzitutto la disuguaglianza nell’accesso ai beni alimentari.

Per comprendere questo insieme di fenomeni, la ricerca per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, con la collaborazione di CIRFOOD, ha analizzato esperienze di sostenibilità ormai entrate nel quotidiano, che hanno evidenziato i bisogni sociali emergenti, parte integrante dell’Agenda ONU 2030. L’impatto della pandemia sugli stili di vita e di consumo, peraltro, ha obbligato ad accelerare nella corsa a nuove soluzioni per garantire un’alimentazione sana e bilanciata, con un carico minore sull’ambiente.

I punti di partenza della ricerca

Per rispondere ai bisogni derivanti dalla povertà alimentare, che ha caratteristiche sociali e non solo economiche o nutrizionali, la ricerca ha individuato cinque dimensioni di analisi rispetto all’alimentazione:

  1. salute;
  2. educazione alimentare;
  3. vulnerabilità economica;
  4. territorio;
  5. spreco alimentare.

Ecco alcuni degli spunti offerti dallo studio.

Malnutrizione e cattiva alimentazione

A essere prese in esame sono innanzitutto malnutrizione e alimentazione scorretta, due problemi opposti la cui paradossale correlazione è tipica della nostra epoca. L’indagine ha rilevato che le persone sovrappeso in Italia sono il 54,6% tra gli uomini e il 36,1% per le donne, mentre il tasso di obesità è dell’11,3% per gli uomini e del 10,3% per le donne.

 

Sono molti, inoltre, i bambini che non accedono all’alimentazione equilibrata proposta dal servizio di ristorazione scolastica: in Sicilia il l’81,05% degli alunni, in Molise l’80,29%, in Puglia il 74,11%, in Campania il 66,64% e in Calabria il 63,78%. Secondo Save the Children, perdipiù, nel nostro Paese circa 1 milione di minori rischia di scivolare nella povertà assoluta. Lo studio, quindi, ha mostrato che occorre concentrarsi sui bisogni delle persone, con un welfare sinergico e non sostitutivo rispetto a quello pubblico e contrattuale, incentrato sull’innovazione sociale, al di là della lista di servizi e prestazioni erogati. L’obiettivo, quindi, è soddisfare i veri bisogni individuali, supportando le persone a individuare un servizio su misura.

 

Vulnerabilità economica, spreco ed effetti sul territorio

La ristorazione collettiva, dal canto suo, deve dimostrarsi in grado di offrire proposte nutrizionali innovative e sostenibili, calibrate sulle diverse tipologie di clientela. Nella ristorazione scolastica, ad esempio, si deve affrontare il tema della vulnerabilità economica, per riuscire a garantire a tutti un pasto di qualità. Inoltre, lo spreco alimentare resta alto, come i costi sociali, ambientali ed economici che ne derivano. La ricerca ha rilevato che in Italia si sprecano 27,5 kg di cibo annui a persona, mentre nei punti vendita si raggiungono le 220.000 tonnellate all’anno (2,89 kg pro capite). Rispetto a questo, però, i mesi di lockdown hanno spinto a riconsiderare le proprie abitudini, partendo dai bilanci familiari, mentre ormai da anni la ristorazione collettiva è impegnata in progetti di recupero solidaristico dei prodotti alimentari inutilizzati.

I problemi dei sistemi alimentari si intrecciano anche a quelli del territorio, che in linea generale mostra una tendenza allo spopolamento delle aree rurali e interne in favore dell’urbanizzazione e dell’espansione delle città negli spazi limitrofi, con la conseguente riduzione della capillarità dei servizi e dei trasporti nei luoghi isolati. A questo si collega il fenomeno dei food deserts (desertificazione commerciale), aree caratterizzate da reddito pro capite medio-basso, scarsi servizi di trasporto pubblico e pochi esercizi commerciali che offrono cibo fresco e sano a prezzi accessibili.

Soluzioni e opportunità

Nel proporre soluzioni per gli aspetti sopra citati, secondo la ricerca le aziende possono avere un ruolo fondamentale, ponendosi come:

  • facilitatore delle relazioni istituzionali del sistema alimentare, se queste si inseriscono nelle food policy come portatrici di cambiamento, per un nuovo patto territoriale tra attori economici, pubblici e di cittadinanza;
  • attore sociale, ottenendo un duplice vantaggio – collettivo e competitivo rispetto alla concorrenza di mercato – facendo propri i temi legati alla povertà, all’educazione e alla trasformazione della società, e del loro inserimento nell’agenda politica;
  • piattaforma, valorizzando le proprie competenze interne al servizio del sistema alimentare, grazie al capitale umano e all’innovazione. L’azienda stessa, quindi, può diventare motore di trasformazione del sistema alimentare.

Tra le proposte finalizzate al cambiamento, invece, è stato individuato:

  • l’aggiornamento delle competenze, perché un nuovo modello di business richiede conoscenze specifiche e capacità di utilizzare il proprio capitale umano, per costruire una nuova cultura alimentare;
  • un’offerta rinnovata, per elevare la qualità del cibo a disposizione dei consumatori, partendo dalla relazione con il territorio (es. bio, locale, di stagione), scelte che contribuiscono a orientare il mercato, trasformando l’intera filiera;
  • fasce di costo alla portata dei cittadini più vulnerabili economicamente, con tariffari e scaglioni di prezzo e reti tra attori del territorio per favorire lo scambio e il dono di cibo. Queste azioni, oltre ad avere un effetto sociale positivo, contrastano lo spreco alimentare e riducono l’impatto sull’ambiente: l’impresa, quindi, può diventare punto di snodo tra produttori, consumatori e attore pubblico.

Rinnovare i sistemi alimentari e la filiera

Per imprimere un’innovazione profonda e di sistema, secondo la ricerca occorre partire dall’educazione alimentare e ai consumi, grazie a luoghi nei quali l’azienda e il sistema alimentare creano sensibilizzazione tra i cittadini (ad esempio, mense, punti di vendita, ristoranti) e mediante un’azione analoga dell’attore pubblico. Attraverso le politiche alimentari e le reti di relazione tra gli stakeholder del sistema, è inoltre possibile aumentare la capillarità dei punti di distribuzione di cibo, per far fronte al food desert. L’innovazione dei processi, infine, richiede anche il riconoscimento da parte dell’attore pubblico del valore sociale e ambientale derivante dall’attività economica delle imprese.

Per conoscere tutti i dati e le conclusioni della ricerca, compila il form e riceverai il report completo via mail.

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