Cibo di cittadinanza: come rendere il sistema alimentare più equo e giusto?

14/09/2021

Il rapporto tra cibo e cittadinanza, antico quanto la civiltà, è un argomento multidisciplinare per eccellenza, che nella nostra epoca obbliga la società a interrogarsi e a proporre soluzioni di carattere sociale, politico ed economico. La sfida per affrontare e contrastare i cambiamenti climatici, peraltro, complica il quadro e si intreccia con molti degli aspetti fondamentali alla base di questo legame. Ma quali sono i temi da considerare e le azioni possibili per estendere diritti, educazione, inclusività, sostenibilità e qualità nel sistema alimentare? Un tavolo di lavoro presso il Festival di Internazionale 2017 e una ricerca specifica dell’anno seguente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, entrambi sostenuti da CIRFOOD e accomunati dal titolo Cibo di cittadinanza, se ne sono occupati, proponendo riflessioni e percorsi operativi.

Le sfide della contemporaneità su cibo e cittadinanza

In occasione del tavolo di lavoro Cibo di cittadinanza, svoltosi durante il Festival di Internazionale, sono emersi alcuni temi principali, attorno ai quali sviluppare proposte per migliorare lo status quo, ossia le sfide imposte dalla contemporaneità

Educazione

Nell’intento di impostare delle linee guida per rendere il sistema alimentare globale più equo ed efficiente, diverse ricerche hanno evidenziato criticità più o meno ovunque. Nel mondo occidentale, in particolare, ciò riguarda soprattutto la correlazione tra obesità e diabete tra le fasce giovanili delle aree svantaggiate. Per cambiare questa situazione è importante dare priorità al ruolo delle scuole pubbliche nella sensibilizzazione e nella responsabilizzazione, attraverso piani specifici nell’offerta alimentare delle mense. Da limitare, innanzitutto, è l’apporto di zuccheri e grassi animali nei menu, ma non meno importanti sono i progetti di educazione esperienziale, come l’impianto di orti nelle scuole. Diverse ricerche, peraltro, avrebbero provato il rapporto diretto tra l’incremento di vegetali nella dieta con i risultati degli studenti e con la riduzione della dispersione scolastica. In questo senso le soluzioni possono essere molte, e in Cina ad esempio i piani di promozione di salute pubblica puntano sull’educazione alimentare per i giovani, con formule di gamification (carte gioco) per dissuadere dal consumo dei cibi meno salutari a favore di quelli salutari.

Produzione

Per quanto concerne la produzione, l’agricoltura sta attraversando una transizione verso una maggiore considerazione del paesaggio, della biodiversità e del benessere in generale. Anche l’innovazione sta seguendo questo approccio, con l’agricoltura sociale e la valorizzazione dei patrimoni immateriali, come dimostrano la nascita e il successo dei gruppi d’acquisto solidale

Tecnologie e relazioni

La diffusione dei social network ha mostrato tutte le potenzialità di questi nuovi media applicate al cibo, argomento che si distingue per abbracciare tematiche territoriali, normative, gestionali e ovviamente nutrizionali. Un uso funzionale di questi strumenti potrebbe perciò indirizzare chi scambia informazioni riguardo al consumo di cibo verso comportamenti sostenibili. Inoltre, in merito al quadro normativo, possono essere abilitati nuovi mercati contadini locali, con una disintermediazione tramite nuove formule di welfare, utile a promuovere servizi e informazioni corrette accessibili a una larga parte della popolazione.

Tecnologie ed emergenze

Alle tecnologie spetta inoltre un compito fondamentale per diffondere e sostenere un sistema alimentare più sano e giusto. Le applicazioni sono molteplici, soprattutto quando si tratta di situazioni di emergenza e di crisi, quali la gestione efficiente dell’acqua e dei rifiuti e delle risorse per l’allevamento, ma anche per mettere in contatto domanda e offerta nei mercati. Le caratteristiche dei prodotti, inevitabilmente, cambiano in base alla gravità delle situazioni di insicurezza e criticità. Il mercato dei prodotti locali delle aree in crisi è una priorità, in quanto si riflette in maniera diretta sull’economia di luoghi che soffrono maggiormente i problemi sopra citati. Intervenire a favore dei giovani risulta determinante, perché fortemente legato alla scolarizzazione e alla protezione sociale, ad esempio rispetto ai rischi derivanti dalla mancata protezione familiare. La diversificazione dell’offerta di prodotti è un obiettivo prioritario, ma difficile da raggiungere.

Benessere e ricerca

Questi aspetti sono di particolare importanza e richiedono una prosecuzione degli sforzi, specialmente in ottica di prevenzione per diverse patologie: non a caso le imprese stanno puntando molto sulla valorizzazione delle proprietà nutraceutiche degli alimenti. Altrettanto rilevante sarebbe le capacità di anticipare le tendenze che legano cibo e cittadinanza, nell’evoluzione dei fenomeni. Expo, Expo delle idee e Carta di Milano, hanno mostrato la mancanza di una cultura in questo senso, e l’obiettivo di integrare questi temi richiede impegno. Tutto ciò, inoltre, alimenta il dibattito sul benessere e sulla qualità di vita. L’industria deve promuovere il diritto al cibo sano, sicuro e nutriente come diritto essenziale per la dignità dell’essere umano, un fine etico, sociale e civico.

Consumi responsabili

Negli ultimi anni i trend dei consumi hanno conosciuto variazioni notevoli, registrando un aumento della ristorazione rispetto al consumo domestico, segnato anche dal delivery e dall’asporto, che durante la pandemia si sono diffusi notevolmente. La sostenibilità dei prodotti è diventata un aspetto rilevante nelle preferenze dei consumatori, soprattutto per i giovani. Seguendo questa linea, si sono rafforzati gli investimenti nella comunicazione, a partire dai canali digitali, che sempre più spesso forniscono anche informazioni relative all’impatto ambientale.

Per quanto riguarda le mense, i dettagli nutrizionali sono richiesti dalle scuole su sollecitazione dei genitori, anche per adeguare la dieta domestica ai consumi nei pasti scolastici. Nelle forniture pubbliche vengono offerte informazioni sulle app e sulle piattaforme digitali, con consigli legati ai possibili alimenti da integrare all’offerta quotidiana dei menu.

Qualità nelle forniture pubbliche e private

Anche nelle forniture per la ristorazione collettiva aziendale generalmente è alta l’attenzione per le informazioni nutrizionali sul benessere e sulla sostenibilità, compresa la scelta dei prodotti e dei metodi produttivi. Le imprese curano sempre di più il welfare aziendale e le politiche di crescita del personale, con investimenti mirati. Negli ultimi anni il settore si è caratterizzato per un’offerta sempre più sostenibile, nell’intento di incentivare anche i clienti all’adozione di soluzioni analoghe. Tuttavia, a dettare i criteri di selezione dei capitolati pubblici sono ancora troppo spesso i prezzi al ribasso.

Cibo di cittadinanza. Dalla Carta di Milano al cibo del futuro: la ricerca CIRFOOD e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Questo tema è stato approfondito da una ricerca curata da Bianca Dendena, per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e sostenuta da CIRFOOD. Partendo da una considerazione dello stato attuale, nonostante la riconosciuta universalità del diritto al cibo, l’analisi sottolinea che ancora oggi una parte rilevante della popolazione mondiale non ha la possibilità di accedere a un’alimentazione sufficiente ai propri bisogni, a causa della povertà. La pubblicazione, quindi, sostiene la necessità di riflettere sul sistema agroalimentare per poi correggerlo, considerando le evoluzioni della produzione, dei consumi e delle sensibilità dei soggetti coinvolti. Il fine, pertanto, è quello di individuare linee di indirizzo e previsioni di sviluppo orientate verso una maggiore equità.

L’importanza del contatto umano tra chi produce e chi acquista

In sintesi, l’analisi multidisciplinare effettuata evidenzia che il settore agroalimentare è molto vario e soggetto a trasformazioni, in parte già consolidate e in parte in via di affermazione. Vengono rimarcate le dinamiche di partecipazione che oggi influenzano positivamente la costruzione di sistemi alimentari a misura di cittadino e di comunità, con particolare riferimento ai gruppi di acquisto solidale e ad altri esempi partecipativi. Oltre alla qualità dei prodotti, l’equità e la sostenibilità di ciò che precede la fase finale dell’acquisto e del consumo sono sempre più rilevanti per i consumatori. A emergere è la disintermediazione grazie alla quale si creano relazioni dirette tra chi produce e chi consuma. Accedere ai processi produttivi ed essere coinvolti in prima persona costruisce fiducia e relazioni umane, impossibilitate nel contesto della grande distribuzione organizzata. Si tratta di un valore aggiunto per il compratore, attraverso il quale esprimere anche la propria adesione a un modello ritenuto virtuoso. Come una sorta di collaborazione, chi normalmente sarebbe agli estremi opposti della filiera si può incontrare in una dimensione di convivialità, che coinvolge gli individui in modo reciproco e ugualmente significativo.

Il panorama è vario e l’innovazione sociale ha un andamento bidirezionale, dal produttore al consumatore e viceversa. La dimensione locale in cui si sviluppa, inoltre, permette una redistribuzione di valori nella comunità e sul territorio che abitano, con vantaggi economici, sociali, culturali e civici, per un benessere collettivo. Ciò è più evidente in una visione analitica locale, dove i benefici sono immediatamente percepiti, mentre è più debole dove produzione e consumo sono distanti.

A palesare questo aspetto sarebbe, secondo la ricerca, l’analisi delle tendenze di consumo di alcuni tipi di prodotti, dove i consumatori mostrano un’ampia disponibilità verso quelli cosiddetti healthy a fronte di una molto più ridotta per quelli definiti environmental friendly. A tale proposito, l’interpretazione proposta sostiene che quando manca l’esperienza di contatto sopra descritta, il consumo si orienta maggiormente verso prodotti di cui si comprende il ruolo positivo sulla propria salute, con un beneficio personale. Il minore impatto ambientale, invece, viene percepito come una questione di utilità demandata all’attore pubblico.

Alle amministrazioni pubbliche spettano possibilità di intervento decisive

Del ruolo appena citato, peraltro, il soggetto pubblico si fa carico con crescente impegno, come sancito dalle più recenti revisioni della Politica alimentare comune europea, che si è focalizzata maggiormente sulla produzione alimentare sostenibile, sulla gestione delle risorse naturali e sullo sviluppo territoriale.

La possibilità di incidere dell’attore pubblico, inoltre, si evidenzia nella funzione di connettore a livello locale tra soggetti privati e comunità, attraverso la definizione di determinati modelli di approvvigionamento alimentare e assegnazione di appalti per la ristorazione pubblica. Con il servizio di mensa pubblica, aziendale e scolastica, considerando i volumi, le amministrazioni pubbliche assumono un ruolo preponderante nell’organizzazione dell’economia alimentare nazionale, entro la quale realizzare la transizione verso sistemi alimentari più sostenibili. Di particolare rilievo, inoltre, può essere il sostegno alle piccole e medie imprese agricole locali per la fornitura di servizi pubblici, una scelta dai benefici ambientali, economici e sociali per tutti gli attori coinvolti.

L’innovazione offre opportunità, ma occorre maggiore coordinamento

Il decisore pubblico, quindi, deve riuscire a far coincidere questi aspetti con la qualità e la sicurezza offerta ai consumatori. In questo senso, l’istituzione di tavoli di dialogo per coinvolgere tutte le parti attive nel sistema agroalimentare di un dato territorio diventa di fondamentale importanza, allo scopo di instaurare dinamiche virtuose. Secondo la ricerca, però, va considerato che la frammentarietà e quindi la rappresentanza di alcuni soggetti dell’ecosistema alimentare odierno potrebbe essere potenzialmente limitante. Si tratta di un’osservazione sullo stato di maturazione delle iniziative comunitarie analizzate nello studio, non tutte appunto allo stesso livello di consolidamento in Italia.

Da questa variabilità dipenderebbero potenzialità inedite per chi è in grado di progettare innovazioni nel contesto dell’economia relazionale, che offre nuove possibilità imprenditoriali, organizzative e strutturali. Tuttavia, spesso sono proprio l’iniziativa individuale o di gruppi ristretti a trainare queste esperienze. Perché ciò avvenga grazie a iniziative di origine comunitaria, secondo l’autrice, si può supporre che in Italia manchino ancora le condizioni, a fronte di molti germogli di innovazione, in vista di ulteriori sviluppi che meritano di essere seguiti, studiati e compresi.

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